Digital Health in Italia, qual è oggi la sua diffusione?

2 Maggio 2022

Fino al 2019, la diffusione dei servizi di Digital Health in Italia è stata abbastanza contenuta. A dare una consistente accelerazione alla digitalizzazione della sanità ci ha pensato la pandemia di Covid-19. L’emergenza sanitaria si è rivelata infatti il motore del cambiamento, soprattutto perché le soluzioni di Digital Health si sono spesso rivelate l’unica possibilità di erogazione dei servizi sanitari.

Se la Digital Health stava comunque muovendo passi importanti già prima della crisi, si stima che il periodo pandemico ne abbia aumentato la diffusione di circa il 20-25%. Secondo una ricerca di ALTEMS – Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari – solo nel primo anno di pandemia le aziende dell’ambito Digital Health hanno implementato circa 250 iniziative di Telemedicina.

Il fatto più rilevante, però, è che l’emergenza pandemica sia servita a cambiare mentalità. La trasformazione digitale dei servizi medici, a cui prima molti professionisti e pazienti si approcciavano con diffidenza, è accolta oggi con grandi aspettative.

La progressiva avanzata della Telemedicina in Italia

Una delle analisi più recenti sullo stato dell’arte della Digital Health in Italia ce la fornisce l’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano.

Secondo il report “Sanità Digitale oltre l’emergenza: più connessi per ripartire”, il 2020 ha registrato una grande avanzata dei servizi medici digitalizzati. Se fino alla pandemia, il Teleconsulto era ad esempio utilizzato dal 21% dei medici specialisti e dal 12% dei medici di medicina generale, con l’avvento delle restrizioni si è passati al 47% di utilizzo da parte degli specialisti e al 39% per i MMG. In prospettiva, otto medici su dieci prevedono di farne ricorso nell’immediato futuro.

In forte aumento anche l’adozione della Televisita, che è passata da un 10% di utilizzo al 40% per entrambe le categorie di medici (specialisti e di medicina generale). Due terzi degli intervistati ha dichiarato inoltre di volerla adottare stabilmente.

Proseguendo con l’analisi, nel periodo considerato dalla ricerca il Telemonitoraggio è passato da un uso del 13% per entrambe le categorie di medici al 28% per gli specialisti e al 43% per i medici di medicina generale. La previsione è che il Telemonitoraggio venga in futuro impiegato dal 64% degli specialisti e addirittura dall’82% dei MMG.

Dopo avere familiarizzato con questo tipo di servizi, i professionisti sono dunque pronti a integrarli nel loro lavoro. Secondo i medici specialisti, grazie alla Telemedicina sarebbe possibile spostare in modalità remota circa il 20% delle visite di controllo dei pazienti cronici, con grandi benefici organizzativi ed economici.

Gli investimenti in Telemedicina in Italia

Secondo la stessa ricerca, la spesa per la sanità digitale nel 2020 in Italia ha raggiunto la cifra di circa 1,5 miliardi di euro, l’1,2% della spesa sanitaria pubblica totale.

Un fondamentale contributo allo sviluppo del settore lo darà il PNRR – Piano Nazionale Ripresa e Resilienza. La “Missione 6 su Salute e Innovazione” del PNRR prevede infatti 15 miliardi di euro in investimenti rivolti alla salute. Di questi, 7 miliardi sono stanziati per lo sviluppo delle Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale. Più nello specifico, 1 miliardo di euro è dedicato solo alla Telemedicina.

Digital Health e Telemedicina sono dunque diventati temi caldi nell’agenda politica italiana. I decisori pubblici stanno comprendendo quanto sia cruciale rinnovare il sistema sanitario assicurando la continuità delle cure, anche a domicilio, e integrando in questo modo l’ospedale e il territorio.

La criticità delle competenze digitali

L’evoluzione digitale della sanità è però un processo che va “educato”. Uno dei maggiori ostacoli alla sua affermazione sono le scarse competenze digitali dei professionisti.

Secondo la ricerca dell’Osservatorio, il 60% degli specialisti e dei MMG ha sufficienti competenze digitali di base, ma solo il 4% di loro possiede un buon livello di conoscenza dei servizi digitali professionali.

Una sanità più digitale e connessa è inoltre fondata su una avanzata gestione e analisi dei dati sanitari. Il principale strumento per la loro raccolta, ossia il Fascicolo Sanitario Elettronico, è però ancora poco sfruttato. Appena il 38% degli italiani lo conosce, mentre solo il 12% lo utilizza abitualmente.

Digital Health in Italia: se non ora, quando?

I servizi di Digital Health in Italia stanno vivendo un periodo di interessante sviluppo. Le nuove tecnologie hanno aiutato il settore sanitario ad adeguarsi alle difficoltà della pandemia, rimodulandone processi e modalità di cura.

L’obiettivo primario, ora, è mettere a sistema i progressi compiuti durante l’emergenza per dare finalmente una svolta digitale al sistema sanitario. Le linee guida del PNRR vanno tutte in questa direzione.

Quello attuale è dunque il momento giusto per compiere un ulteriore balzo in avanti. Il contesto storico, normativo e tecnologico mette il sistema sanitario nelle condizioni ideali per accelerare l’innovazione. Non cogliere queste grandi opportunità sarebbe un danno per la sanità e soprattutto per i cittadini.

I servizi di Digital Health dovranno appartenere alla “nuova normalità” della salute, fornendo soluzioni per rispondere con qualità, rapidità e personalizzazione delle cure alla domanda di salute delle persone.

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